Elezioni politiche: i social hanno funzionato?
I tempi ormai sono cambiati e se, fino a 20 anni fa, durante le elezioni la città si tappezzava di manifesti, oggi sono sempre più rari. La comunicazione cartacea ha lasciato il posto a quella online e in particolare quella social. I giovani rappresentano una fetta sempre più importante di elettori e per ottenere il loro voto i politici italiani sono sbarcati sui social improvvisandosi addirittura creators di TikTok. Ma ha davvero funzionato?
I leader politici e l’apparizione su TikTok
I social da soli non bastano: serve il giusto format e una strategia adeguata per far breccia nella mente della generazione Z e questo non è per niente scontato!
Molti politici italiani sono sbarcati su TikTok inaugurando una campagna elettorale mai vista prima con la comunicazione online e i social al primo posto. Il più seguito è Matteo Salvini con una fanbase complessiva di 9.3 milioni di followers. Il leader della Lega emerge soprattutto per le polemiche che lo mettono al centro dell’attenzione e le musiche virali che utilizza nei video su TikTok. Non proprio una buona strategia per ottenere consensi.
Molto bravo a destreggiarsi in questo nuovo tipo di comunicazione è stato Giuseppe Conte che ha una fanbase in crescita e possiede un’ottima capacità di rivolgersi agli elettori più giovani, come si è potuto vedere anche nelle conferenze durante tutto il periodo della pandemia.
Tuttavia, la prima candidata di queste elezioni politiche a sbarcare su TikTok è stata Giorgia Meloni nel 2019 per cavalcare l’onda del suo remix diventato virale “Io sono Giorgia” anche se con scarsi risultati e numerose critiche. La leader di Fratelli d’Italia ci ha riprovato a febbraio 2022 e nonostante le sue spiccate doti comunicative TikTok non fa proprio per lei! I video pubblicati risultano troppo lunghi e noiosi per il social cinese. “IO SONO GIORGIA” era decisamente più divertente!
Il PD ha azzeccato i contenuti ponendo in secondo piano il formato: i Q&A sono stati all’ordine del giorno insieme a numerosi video su specifici temi del loro programma elettorale guidati dai diversi rappresentanti di partito.
Infine, anche Berlusconi si è voluto adattare al linguaggio dei giovani aprendo un suo profilo TikTok. In soli 10 giorni ha ottenuto 526K followers anche se i motivi non sembrano essere legati tanto al suo programma politico quanto piuttosto alla curiosità che può aver suscitato il suo debutto.
Chi hanno votato i giovani?
Dopo che i leader politici si sono sbizzarriti sui social, possiamo dire che questo tipo di approccio ha funzionato? Da quanto emerge dalle statistiche sul voto degli under 25 alle ultime elezioni il primo partito tra i giovani è il Movimento 5 Stelle (18,8%), seguito da PD (16,9%) e Fratelli d’Italia (16,7%). Percentuali completamente diverse rispetto alla totalità dell’elettorato che pone come primo partito quello capitanato da Giorgia Meloni.
Gli argomenti che sono restati più a cuore nella Generazione Z sono quelli legati all’ambiente, i diritti e le possibilità lavorative. Per questo motivo molti di loro hanno preferito dare fiducia ai piccoli partiti e non a quelli ormai visti e rivisti che non rispecchiano la loro visione del mondo.
I social hanno funzionato?
La risposta è: dipende! Per quanto riguarda Giuseppe Conte sembra proprio di sì. Il leader del Movimento 5 Stelle, infatti, era considerato spacciato durante la campagna elettorale invece è stato il preferito dei giovani under 25 e ha avuto una buona percentuale di voto anche a livello generale rispetto alle previsioni. Salvini, invece, è il leader politico più seguito sui social ma tra i giovani ha ottenuto un numero di voti minore rispetto ai partiti più piccoli. Per quanto riguarda la Meloni sicuramente non ha vinto grazie a TikTok o Instagram, considerando che nei giovani under 25 si posiziona come terzo partito.
Come afferma il sondaggista Antonio Noto e come emerge da questi dati: “Like e consenso non sono la stessa cosa” in quanto un seguito molto alto sui social non ha portato a un altrettanto picco nel numero di voti.
In conclusione…
L’utilizzo dei social per far avvicinare i giovani alla politica è stata una buona idea anche se finché i leader politici non troveranno un modo per migliorare i format comunicativi e dare maggior spazio anche agli argomenti più cari ai giovani questa strategia di comunicazione politica sui social porterà ben pochi frutti nella realtà. Basti vedere che il 36% degli italiani si sono astenuti e la stessa proporzione vale anche per l’elettorato giovanile. Una percentuale altissima giustificata dal fatto che gli under 25 non si sentono realmente rappresentati da nessun partito. L’obiettivo principale che si deve porre la politica nei prossimi anni è proprio quello ridurre al minimo questo dato riportando più italiani possibili alle urne.
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