I politici italiani e TikTok: la nuova campagna elettorale
Domenica 25 settembre ci sono state le elezioni in tutta Italia e il dato sconvolgente è che una percentuale altissima di giovani non si è presentata alle urne. Questo nonostante lo “sforzo” di numerosi politici di cercare di rivolgersi a questa fetta di elettori anche in modi abbastanza esilaranti. Come? Attraverso video su TikTok! Molti candidati, infatti, sono approdati sulla piattaforma cercando, chi più chi meno, di creare contenuti per catturare l’attenzione della generazione Z, un elettorato appetibile considerato che molti di loro hanno sperimentato il diritto al voto per la prima volta.
I giovani però dichiarano di non sentirsi rappresentati a pieno da nessun partito perché al centro dell’agenda politica italiana mancano i temi a loro più cari, che ritengono estremamente importanti e determinanti nel loro vissuto quotidiano: temi ambientali e cambiamento climatico, politiche per favorire l’inclusione e naturalmente il mercato del lavoro, che non solo deve risollevarsi dalla crisi post covid, ma fatica ad accogliere e adattarsi ad un profondo mutamento delle aspettative professionali che hanno i ragazzi della Gen Z.
I politici italiani sbarcano su TikTok
Per far breccia nel cuore dei giovani e, soprattutto, nelle loro menti molti politici sono sbarcati su TikTok: si va da casi troppo impostati e formali non adatti alla piattaforma, a politici che si ridicolizzano davanti alla camera. Alcuni esempi?
Silvio Berlusconi prova a rinnovarsi ma mantiene la sua solita impostazione anche in questo nuovo mezzo di comunicazione: tono di voce formale, mezzo busto, foglio tra le mani e foto di famiglia sullo sfondo. Sembra quasi di essere ancora negli anni novanta!
Anche Giorgia Meloni approda su TikTok ma spesso con contenuti non adatti alla piattaforma (anzi riciclati da altri social) e formati inadeguati.
Renzi punta tutto sull’autoironia ma non fa altro che ridicolizzarsi citando il corsivo e il suo famoso meme “First reaction? Shock!”. Il suo approccio non è stato molto apprezzato dai giovani che lo hanno trovato troppo ridicolo e forzato.
Vogliamo parlare di Carlo Calenda? La sua comunicazione sulla piattaforma è stata un flop fin da subito. Nel suo primo video giudica quasi la piattaforma dicendo che non è il tipo da balletti o per consigli sul make up, come se TikTok fosse solo questo. Il commento ha comprensibilmente scatenato critiche e dissenso da parte degli utenti, a cui il candidato ha cercato di rimediare ma con scarsi risultati.
Uno dei politici che più è riuscito a comunicare con l’elettorato giovanile è Giuseppe Conte che, riprendendo lo stile delle famose dirette durante la pandemia, si rivolge direttamente alla telecamera e ai giovani e pubblica video con contenuti e formati adatti all’applicazione. Conte, infatti, ha riscosso un buon successo tra i ragazzi e le ragazze della generazione Z.
Il più bravo candidato ad adattarsi alle caratteristiche di questo nuovo mezzo di comunicazione è stato Matteo Salvini con un linguaggio naturale, diretto e credibile. Non si dimostra molto impostato, anzi, è quasi a proprio agio mentre registra i video destinati al suo profilo TikTok. Con dirette e video Salvini rappresenta, strano ma vero, il politico che è più riuscito a capire come comunicare in modo efficace sulla piattaforma.
Il nuovo approccio funziona davvero?
Questa sfida per arrivare a coinvolgere un nuovo elettorato, che ora come in futuro sarà moto importante avere dalla propria parte, si è dimostrata un ibrido tra buffi e disastrosi tentativi di “fare i giovani” e buoni punti di partenza per cercare di approcciare loro in modo corretto. Un grande errore da evitare resta comunque quello di usare TikTok come tutti gli altri mezzi di comunicazione senza cambiare il proprio modo di comunicare o, al contrario, rendendosi troppo ridicoli davanti ai propri followers scimmiottando linguaggi e modi che non ci appartengono e che mal si sposano con una buona comunicazione politica.
L’approccio scelto dai partiti è, comunque, da considerarsi positivo ma è fondamentale stare molto attenti al modo in cui ci si pone per non rischiare di assumere il ruolo di una figura paterna autoritaria e poco giovanile. Questo non farebbe altro che generare l’effetto opposto di quello che si va cercando.
In conclusione…
Dopo Facebook e Instagram i politici arrivano anche su TikTok per testare una nuova strategia di approccio alla generazione Z. Quest’idea non si è dimostrata un flop completo, anzi, talvolta sembra essere stata la scelta giusta. Sicuramente coloro che hanno tentato questo tipo di comunicazione hanno tanto da imparare e migliorare, quel che è indubbio è il ruolo centrale dei giovani e ulteriori tentativi di implementare questa strategia saranno indispensabili per la comunicazione politica italiana dei prossimi anni.
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