Restyling del logo: quando, come, perché farlo e a chi affidarsi 

da | 14 Apr 2025

Un logo identifica un’azienda o un progetto in modo immediato. Basta osservarne la forma o il colore per richiamare alla memoria prodotti, servizi e valori che trasmette.

Tuttavia, nessun elemento grafico dura in eterno senza subire modifiche. Uno stile troppo ancorato al passato rischia di non parlare più ai consumatori di oggi. Le tendenze si evolvono, così come le strategie aziendali.

Il restyling del logo consiste in un aggiornamento che migliora la sua efficacia e consolida l’identità di un marchio nel presente e nel futuro.

Di seguito, vediamo in che momento è meglio procedere con un rinnovamento, come distinguere questa pratica dal rebranding, quali caratteristiche deve avere un logo moderno e a chi rivolgersi per creare un simbolo efficace.

Quando fare il restyling di un logo?

Le motivazioni che spingono un’azienda a cambiare, modificare o trasformare il proprio logo sono molteplici. Con l’evoluzione costante della tecnologia (come l’intelligenza artificiale) e della comunicazione, la necessità di un restyling emerge in diversi contesti.

Tra i più comuni spicca la volontà di trasmettere i propri valori in modo più incisivo o di allinearsi a un nuovo linguaggio visivo. Tuttavia, non si tratta solo di rimanere aggiornati: in alcuni casi emergono segnali di urgenza che rendono necessaria una revisione della veste grafica, per evitare disallineamenti e migliorare la percezione del marchio:

  1. Stile superato: Il logo è stato creato diversi anni fa e presenta forme o font che risultano datati. La presenza di gradienti eccessivi, effetti 3D obsoleti o decorazioni superflue rischia di allontanare la clientela più attenta alle mode contemporanee.
  2. Nuovo posizionamento o cambio portfolio prodotti: L’azienda ha modificato la propria offerta (nuovo pubblico o prodotti diversi). Se la nuova strategia non combacia con l’estetica del vecchio logo, le persone percepiscono un disallineamento tra ciò che viene promesso e l’immagine comunicata.
  3. Cattiva reputazione: Episodi critici o scandali mediatici possono macchiare il valore simbolico di un logo. In alcuni casi, un restyling (o addirittura un rebranding) contribuisce a segnare un nuovo inizio. È importante però affiancare il rinnovamento grafico a un reale cambiamento interno, affinché il nuovo design risulti credibile e convincente agli occhi del pubblico.
  4. Fusioni, scissioni o acquisizioni: Quando un’impresa si unisce a un’altra realtà o ne acquisisce porzioni di business, occorre rivedere l’identità complessiva per rispecchiare la nuova struttura societaria.
  5. Non versatile: Oggi i loghi compaiono su moltissime superfici, fisiche e digitali. Se un logo non si adatta ai vari formati – dalle icone sulle app mobili ai grandi banner pubblicitari – rischia di perdere efficacia e riconoscibilità. Difficoltà di lettura in dimensioni ridotte o confusione nei contesti digitali rappresentano campanelli d’allarme.
  6. Espansione internazionale: Quando un marchio si affaccia su mercati esteri, diventa fondamentale disporre di un simbolo facilmente comprensibile e privo di connotazioni fuorvianti in altre lingue o culture.

Quando invece fare un rebranding

Breve ma importante precisazione: restyling e rebranding non sono assolutamente sinonimi.

Il concetto di rebranding, difatti, supera il semplice rinnovo della veste grafica. Riguarda un ripensamento complessivo dell’identità aziendale, che comprende la mission, la vision, le promesse di valore, i prodotti e la loro percezione agli occhi del pubblico. Nel nostro precedente articolo “Rebranding: significato e strategie” ci siamo soffermati molto sul concetto e abbiamo illustrato alcuni esempi pratici, moderni e concreti. Abbiamo incluso anche nostri lavori al fine di far emergere il significato del termine e sottolineare le tecniche necessarie per realizzare un cambiamento autentico.

Alla luce di tutto ciò, risulta evidente che l’aggiornamento degli aspetti visivi rappresenta solo una tappa di un percorso più articolato. Un nuovo logo costituisce solo uno degli elementi di una trasformazione più ampia, che spesso coinvolge il nome del marchio, il linguaggio di comunicazione e l’intera strategia commerciale.

Restyling logo nel 2025: come deve essere un logo moderno?

Il 2025 si conferma l’anno dei grandi cambiamenti, in cui il design (e non solo) punta verso soluzioni essenziali e versatili. Se nel 2024 erano già emerse molteplici innovazioni a livello grafico con l’inizio del nuovo anno e il costante e sempre più diffuso utilizzo dell’AI, il panorama del branding e della comunicazione ha intrapreso una vera e propria rivoluzione.

Ma quali sono i trend su cui vale la pena scommettere? E come realizzare oggi un logo davvero efficace?

Le tendenze evolvono con incredibile rapidità, talvolta addirittura ogni mese. Tuttavia, ci sono comunque alcuni consigli e spunti utili per orientarsi al meglio:

  1. Minimalismo: L’eliminazione di dettagli superflui permette di valorizzare gli elementi essenziali. Colori netti e forme semplici colpiscono meglio l’occhio e consentono un’identificazione immediata. Questa semplicità risulta vincente soprattutto quando il simbolo deve adattarsi a dimensioni ridotte, come icone social e app.
  2. Design retrò: A fine anno scorso è riemersa una forte nostalgia per gli stili tipici degli anni ’90 e 2000, che influenzano non solo l’ambito web ma anche numerose aziende di primo piano. L’utilizzo dei social come punto di riferimento ha riportato in auge palette vivaci, pattern distintivi e scelte tipografiche iconiche di quel periodo.
  3. Geometrie essenziali: L’impiego di figure geometriche pure o combinate permette di raggiungere un equilibrio ottico piacevole. Forme circolari e linee morbide suggeriscono inclusività e fluidità, mentre gli angoli decisi trasmettono rigore e stabilità.
  4. Palette cromatica contemporanea: Le tendenze cromatiche prevedono combinazioni di tonalità pastello o sfumature naturali, con l’aggiunta di un colore più energico che doni contrasto. La scelta dei colori dovrebbe rispecchiare la personalità del marchio, senza scadere nella monotonia.
  5. Tipografia personalizzata: Una tendenza emergente punta sulle lettere personalizzate, arricchite da forme o colori, che assumono il ruolo stesso di logo, al fine di trasmettere un’identità precisa e ben riconoscibile. Questo approccio si sposa con l’impiego di elementi geometrici, utili a semplificare il disegno e a dare vita a un simbolo essenziale, distintivo e universale.
  6. Flessibilità d’uso: Il logo deve comparire correttamente su qualsiasi dispositivo digitale e su materiali cartacei di varia grandezza. È consigliabile prevedere un simbolo riconoscibile che funzioni anche come favicon, icona dell’app o avatar social.

Quali sono gli elementi di un logo? I consigli per crearne uno nuovo partendo dal vecchio 

Un logo è uno strumento di comunicazione estremamente potente: il pubblico lo riconosce a colpo d’occhio, ne interiorizza i valori e lo associa a prodotti o servizi specifici. Saperlo progettare o aggiornare con attenzione significa definire l’identità di un marchio. Ogni dettaglio, dai colori ai font, rivela qualcosa sulla personalità aziendale e incide profondamente sulla percezione di chi osserva.

Quando si decide di intraprendere un restyling, vale la pena considerare sia gli elementi grafici sia quelli concettuali, per garantire un risultato che rifletta la storia del brand e, al contempo, sia al passo con i tempi:

  1. Simbolo o icona: Rappresenta l’essenza però in forma sintetica. A volte si tratta di una lettera stilizzata (come la “M” di McDonald’s), altre volte di un’immagine che evoca il core business (un frutto, un animale, un oggetto). Nel restyling, conviene valutare se il simbolo originale possiede ancora una sua forza o se appare obsoleto.
  2. Font e lettering: La scelta della tipografia fa la differenza tra un logo elegante e uno che non convince. Meglio evitare caratteri troppo comuni o già visti, perché riducono l’unicità del segno. Tuttavia, occorre conservare una certa immediatezza. Se esistono elementi testuali nel logo vecchio, può bastare modificare alcuni aspetti del carattere, come spessori, grazie o proporzioni, per mantenere un legame con la tradizione.
  3. Colori: Stimolano emozioni differenti a seconda della tonalità. Il rosso trasmette energia e passione, il blu professionalità, il verde richiama la natura e l’ecosostenibilità. Un restyling ben realizzato non modifica arbitrariamente la palette cromatica. Si può procedere a una revisione graduale, magari con sfumature più moderne o un accostamento diverso, in modo da non disorientare i clienti storici.
  4. Struttura complessiva: Riguarda la disposizione degli elementi e gli spazi vuoti che li circondano. Un logo ben composto rispetta regole di proporzione che ne aumentano la leggibilità. Durante la fase di rinnovo, si studia il layout attuale per capire se ridurre o semplificare forme, allineamenti e distanze.

Nel creare un nuovo logo, a partire dal precedente, conviene seguire alcuni consigli pratici:

  • Mantenere un tratto distintivo: Se il vecchio simbolo conteneva un’idea interessante, è preferibile conservarla, semplificata.
  • Bilanciare tradizione e innovazione: L’obiettivo è rendere l’immagine adeguata ai tempi, senza rinunciare all’eredità costruita negli anni.
  • Testare diverse varianti: Prima di lanciare il logo definitivo, è utile condurre dei test su vari design.
  • Ottimizzare per il digitale: Un logo all’altezza del 2025 deve risultare valido su siti web, applicazioni per smartphone e social network.

A chi affidarsi per un logo nuovo efficace

Che si tratti di un’idea o di una reale necessità, il nostro consiglio – probabilmente un po’ di parte – è di affidarsi sempre a un’agenzia creativa professionale prima di realizzare un logo. Il “volto” di un’azienda è inestimabile, poiché rappresenta la prima immagine che il pubblico ha di essa e deve essere curato con la massima attenzione.

Non può essere trascurato, né sottovalutato, perché da un logo ben concepito nasce l’intera immagine del brand e la sua identità visiva. Per raccontare una storia visiva, infatti, è necessario partire con un incipit (il logo) e proseguire con una serie di elementi che, come paragrafi, siano in grado di narrare il brand in modo coerente e riconoscibile.

L’immagine coordinata comprende tutti gli aspetti visivi che supportano l’identità del brand, come colori, font e materiali di comunicazione. Ogni elemento deve essere scelto con cura per garantire uniformità e coerenza in ogni punto di contatto con il pubblico. Questo processo creativo deve essere affidato a professionisti, che possano assicurare qualità, coerenza e un approccio strategico.

Optare per soluzioni improvvisate o realizzate frettolosamente potrebbero compromettere seriamente la percezione del marchio e danneggiare un asset fondamentale per il successo dell’azienda.

Alcuni suggerimenti per individuare il partner ideale:

  1. Agenzie di marketing e comunicazione – come la nostra! Realizzano progetti su misura, esaminano il mercato di riferimento, studiano la concorrenza e propongono soluzioni grafiche adeguate all’identità del marchio. Una buona agenzia svolge anche un lavoro di strategia e si assicura che il nuovo logo risulti coerente con tutti gli altri aspetti del brand.
  2. Designer professionisti: Chi lavora come freelance, purché dotato di esperienza e portfolio verificabile, può offrire un servizio di qualità. La collaborazione diretta con un designer favorisce la flessibilità e un rapporto più personale, a condizione che esista sintonia su stile, tempistiche ed esigenze di bilancio.
  3. Strutture interne di grandi imprese: Alcune realtà aziendali possiedono reparti interni di grafica e comunicazione. In questi casi, il team interno conosce in profondità la storia e i valori del brand, quindi riesce a mantenere alta la coerenza. Un occhio esterno, però, può concedere prospettive fresche e alternative.

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